Quando negli scorsi giorni ho letto della provocazione di Parker, personaggio quotatissimo nel mondo del vino internazionale e il successivo post su Intravino mi sono sentita decisamente coinvolta da tutta la conversazione.
Parlandone con Lorenzo, ho confessato il continuo disappunto per la mancanza di rispetto verso quel mondo che nella maggior parte dei casi è fatto d’impegno, ideali e sacrificio. Un dibattito abbastanza sterile che spesso si accende, innalzando dubbi e giudizi negativi sul “vino naturale”.
Lorenzo nella sua grande e pacata saggezza è riuscito a ricordarmi il nostro posto in questo mondo e il valore che questo ha per tutti noi, non solo per l’azienda, non solo per gli appassionati di vino. Gli ho chiesto di scrivere quelle parole, che ho subito voluto condividere con Luciano Ferraro, che da tempo segue il progetto de La Maliosa. Questo l’intervento di Lorenzo.
“Il 2 gennaio Robert Parker, il critico del vino più influente del mondo, ha pubblicato su Twitter le sue 15 previsioni per l’anno appena iniziato. Al punto 3 ha scritto: “Sarà svelata la frode di quell’indefinibile truffa dei vini chiamati “naturali” o autentici (la maggior parte dei vini seri non hanno additivi)”. Frase che ha generato un dibattito anche in Italia. Ospitiamo l’intervento di Lorenzo Corino, pioniere della sostenibilità in viticoltura in Italia, che cura e dirige il progetto vitivinicolo e la biodinamica alla Fattoria La Maliosa di Antonella Manuli, a Manciano (Grosseto).
A mio parere la questione del vino naturale come nella provocazione di Parker non affronta in alcun modo la sostanza della tematica che qui cercherò di sviluppare:
Le produzioni delle uve sono rese possibili in Europa e nel mondo da un utilizzo importante di agro farmaci, di acqua, di meccanizzazione, di ‘consumo’ della vitalità dei terreni. Tutto ciò non dovrebbe aver a che fare con la produzione di vino naturale. Queste pratiche hanno anche portato a conseguenze negative sulla salute dei produttori operanti nei vigneti, come alcune statistiche mediche confermano. Da tempo e, non solo per il vino, esiste una necessità economica di produrre meglio e con sistemi più ‘naturali’ per un prodotto agrario più sicuro e sano: salubrità dei luoghi di produzione, dei suoi abitanti, di chi vi lavora, del cliente. Questo è un requisito fondamentale che la viticoltura moderna non rispetta abbastanza, dimenticando l’enormità della spesa sanitaria.
L’impegno per produrre un vino naturale dovrebbe risiedere nella massima cura agronomica con un utilizzo intelligente e consapevole del patrimonio ambientale, colturale e di terreno. Attraverso la verifica della capacità biologica del suolo (biological soil quality o BSQ) si potrà scegliere la tecnica colturale e la varietà da cui si potrà ottenere in totale armonia il miglior riscontro. È quindi ampiamente dimostrato, che il vino naturale si può fare solo in ambienti vocati al vitigno con un impiego minimo di agro farmaci e uniti a coadiuvanti naturali che siano privi di effetti secondari indesiderati.
Considerato che il vino nel mondo ha una legislazione che permette una serie di numerosissimi interventi tecnologici e chimici, la produzione dei vini naturali dovrebbe prescindere da tutte queste tecniche; e quando non si riesca completamente (es. solforosa) dovrà essere dichiarata. Bisognerebbe fortemente privilegiare l’origine territoriale, i vitigni, gli impegni e considerare bene i rischi profusi per l’unicità e la bontà del vino.
I vini naturali sono una risposta necessaria ad anomalie importanti nella produzione del vino; risiede nella professionalità del produttore il raggiungimento di qualità differenti, esattamente come per i vini convenzionali.
Mi pare che Parker sia nato, come me, nel 1947 ; vorrei condividere con lui una bottiglia di vino Barbera naturale di tale annata prodotta da mio padre.
Lorenzo Corino”
(Corriere della Sera 23 Gennaio 2014)
Antonella Manuli
Commenti
Commento su "La nostra risposta alla provocazione di Parker"