Il vino, soprattutto quello naturale, deve essere interpretato anche come ‘misuratore’ biologico degli andamenti climatici perché raccoglie e variamente custodisce, le conseguenze della disponibilità idrica, delle temperature, delle escursioni termiche e della luminosità. Questi fenomeni ci consentono di ricostruire il passato del clima oltre a parlare di gusti: è semplicemente stupendo ed affascinante assaggiare un vino del 1947 e ricordare l’annata caldissima oppure un vino del 1977, annata fresca e piovosa oppure un 1997, un 2003 e cosi via. La crescita degli alberi è registrata dalla distanza tra gli anelli concentrici del fusto che ci permettono di leggere le successioni del clima; il vino, non cosi longevo, ci consente di ripercorrere un certo periodo nel passato e goderne a distanza anche in ricordi ed emozioni. Un’annata è sempre attesa e sorpresa, che ha alimentato, nel passato, un’importante e nutrita serie di detti popolari che hanno coniugato passaggi climatici con la promessa dei raccolti. Queste ‘previsioni’ derivate da lunghe esperienze e verifiche tramandate tra le generazioni, non hanno certo perso di validità e ancora le verifichiamo(ad es. anno senza inverno sarà anche senza estate, anno difficile per il grano lo sarà anche per l’uva…). Ma soprattutto fare agricoltura significa imboccare la strada della lungimiranza, prudenza, tempestività e pazienza. Il vigneto, con le sue piante arboree destinate a diverse decadi di fruttificazione, deve essere considerato per cicli colturali, ossia per periodi di alcuni anni che anche dal punto di vista climatico possono essere molto variabili e quindi richiedono impegni diversi. In generale, mentre le estati calde sono prevalentemente favorevoli per i vini rossi importanti e durevoli(anche se con il caldo le piante soffrono), le annate più fresche ed umide favoriscono la vegetazione e quindi le radici nella loro crescita. L’anno 2014 verrà sicuramente ricordato, al Nord e fino alla Maremma, per il verde diffuso ovunque: è uno spettacolo osservare alberi, siepi, prati, masse boschive nel loro rigoglio vegetativo mentre le falde freatiche si rimpinguano. Si sono anche verificate piogge ad elevata intensità(non chiamiamole bombe!) con le relative conseguenze e questo ci deve anche far riflettere per le nostre attività, agricole e non solo. Per il vigneto, la ridotta energia solare nel mese di luglio è stata degna di nota(su 20 anni mediamente l’indice bioclimatico Winkler è 465, quest’anno ca. 38% in meno)e anche agosto è risultato molto meno caldo. Le patologie classiche hanno impegnato i vignaioli e, talvolta, vi sono stati degli insuccessi. Ma soprattutto si è verificata ancora la ‘vocazionalità’ territoriale del vigneto ed il buon utilizzo del patrimonio varietale.
Tendenzialmente siamo portati a godere del bel clima e della variabilità climatica periodica che è una costante. Nel 2014 l’estate si è fatta attendere e poi non è mai arrivata nella sua regolarità ed efficacia; la frequenza delle piogge (in luglio ci sono stati mediamente 21 giorni di pioggia) è un altro aspetto raro e molto favorevole per gli apparati radicali: quindi una grande annata per le radici, che saranno pronte ad esplorare il terreno e prepararci altri grappoli e gusti. Per fortuna che ci pensa il clima perché alcuni di noi vorrebbero sempre solo il frutto dalla pianta, ‘dimenticandosi’ che la pianta ha le sue necessità fondamentali salvo soccombere prematuramente.
Impossibile fare previsioni vendemmiali, anzi non si devono fare, sarà il vino a ‘parlare’ del vissuto. Noi ci impegniamo al meglio per raccogliere i frutti, consapevoli della ricerca dinamica di armonie con la terra e con gli eventi climatici che condizionano e rendono efficace il nostro impegno.